(ANSA) – MILANO, 08 AGO – Alessia Pifferi, condannata all’ergastolo per aver abbandonato a casa per cinque giorni e mezzo la piccola Diana, morta "di stenti e disidratazione", è stata animata da un "futile ed egoistico movente", ossia "regalarsi un proprio spazio di autonomia, nella specie un lungo fine-settimana con il proprio compagno", "rispetto al prioritario diritto/dovere di accudire la figlioletta" di un anno e mezzo. Lo scrive la Corte d’Assise di Milano nelle motivazioni della sentenza dello scorso 13 maggio. La bimba fu trovata senza vita il 20 luglio 2022 in un lettino da campeggio con a fianco solo un biberon e una bottiglietta d’acqua vuoti. Secondo i giudici, inoltre, Alessia Pifferi ha commesso un reato di "elevatissima gravità, non solo giuridica, ma anche umana e sociale". La donna, 37 anni, in aula ha tenuto un atteggiamento caratterizzato da "deresponsabilizzazione", accampando "circostanze oggettivamente e scientemente false", accusando il compagno di "essere stato l’artefice ‘morale’ dell’accaduto". Sintomi, secondo la corte, di una "carente rielaborazione critica". (ANSA).