(ANSA) – ROMA, 13 MAG – Circa 85 euro al mese: è quanto una famiglia ha speso in media nell’anno scolastico in corso per la mensa di un figlio iscritto rispettivamente alla scuola dell’infanzia e alla primaria. Si tratta di 4,25 e 4,30 euro a pasto. La regione mediamente più costosa è l’Emilia Romagna con 108 euro mensili (lo scorso anno era la Basilicata) mentre quella più economica è, come nell’anno scolastico precedente, la Sardegna con 61 euro nell’infanzia e 64 euro per la primaria. Anche quest’anno si registra un incremento delle tariffe seppur poco rilevante (circa l’1%), con importanti variazioni però a livello regionale: la Sicilia registra un’importante crescita del costo a carico delle famiglie sia nella scuola dell’infanzia (+13% circa) che in quella primaria (oltre l’8%), mentre per la Basilicata si segnala una riduzione significativa di circa il 6% sia nell’infanzia che nella primaria. A livello di singoli capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2 euro sia per l’infanzia che per la primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60 euro a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40 euro). Fra le città metropolitane si conferma il dato positivo di Roma che rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia "tipo" di circa 2,60 euro in entrambe le tipologie di scuola. Questi i dati che emergono dalla VIII Indagine sulle mense scolastiche, con la quale Cittadinanzattiva ha analizzato, per tutti i capoluoghi di provincia (ad eccezione di Trento e Bolzano poiché le due province autonome calcolano le tariffe su indicatori diversi dall’Isee e non comparabili con le altre regioni), quanto paga una famiglia composta da tre persone, due genitori e un figlio minore, con un reddito lordo annuo di 44.200 euro e un Isee di 19.900 euro. Nel calcolo della quota annuale del servizio di ristorazione scolastica si è ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi, escludendo eventuali quote extra, annuali e/o mensili. "Ogni giorno in Italia quasi 2 milioni di studenti usufruiscono della refezione scolastica, un settore che rappresenta un investimento strategico per la salute pubblica e per lo sviluppo economico del Paese. Tuttavia i dati Istat sulla povertà materiale di tante famiglie e di tanti minori, non possono lasciarci indifferenti e richiedono anzi risposte tempestive e concrete: parliamo nel 2024 del 23% di famiglie a rischio povertà, percentuale che sale al 42% – in aumento del 5% rispetto al 2023 – per chi ha tre o più figli minori. Fra queste ultime il 10,4% (era il 9,5% nel 2023) si trova in grave deprivazione materiale e sociale. In particolare occorre prevedere interventi continuativi, per almeno un quinquennio, per sostenere le famiglie, ma anche potenziare il Fondo per il contrasto della povertà alimentare a scuola, previsto dall’ultima legge di Bilancio e destinato ai Comuni per l’erogazione di contributi per consentire l’accesso gratuito al servizio mensa agli studenti della scuola primaria appartenenti a famiglie in condizioni di difficoltà economiche. A proposito del Fondo, chiediamo di emanare al più presto il decreto attuativo per ripartire le risorse fra gli enti locali", dice Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva. (ANSA).