Chiamatela pure la grande bellezza. Non perché sono attesi premi Oscar sugli spalti ma per quello che si preannuncia sul campo con anche vista lago.
Como-Lazio metterà di fronte il giovane allenatore Cesc Fabregas che fa del bel gioco il suo credo filosofico, con il veterano Maurizio Sarri. Come dimenticare certe frasi dell’allenatore del Como: “Chiamatemi pure perdente ma lasciatemi giocare così. Se devo tornare in Serie B lo faccio con la mie idee”, rispondeva a chi gli faceva osservare i tanti punti persi dai lariani nel secondo tempo con una squadra sempre votata all’attacco. E poi c’è chi ha aggiunto alla Treccani un nuovo termine: il “Sarrismo”. Quel gioco offensivo, basato sulla velocità, i fraseggi stretti e il pressing alto espresso da Mau ai tempi del Napoli. E non è quindi un caso che la sfida tra Fabregas e l’allenatore della Lazio sia anche un incontro tra l’allievo e il maestro. Tra quello che era il gioco del passato di Sarri e quello del presente del tecnico spagnolo.
Sarri aveva allenato Fabregas ai tempi del Chelsea. Un inizio segnato da una grande stima per entrambi anche se poi Fabregas lasciò i Blues per andare a Monaco. Poco male per l’allenatore italiano che vinse l’Europa League. Solo pochi mesi fa Sarri sentenziava: “Attenzione al Como, il prossimo anno lotterà per andare in Europa. Ne sono sicuro. Era penultimo in classifica, li avevo visti giocare e non aveva nulla a che vedere con la retrocessione”. E infatti il Como chiuse la stagione al decimo posto. Il rapporto tra Fabregas e Sarri nato nel 2018, ha vissuto di alti e bassi. Fabregas all’inizio si espresse così: “Mai avrei pensato di provare di nuovo le sensazioni che mi sta dando. Purtroppo è arrivato un po’ tardi nella mia carriera. Mi sarebbe piaciuto averlo prima. Quello che ci fa esprimere è quello che vorrò fare anche io da allenatore”. Parole che oggi sembrano uscite da una palla di cristallo, vedeva già il suo futuro Fabregas. Anche se poi l’idillio si spezzò.
Dopo pochi mesi, a gennaio, chiese di essere ceduto al Monaco e a distanza di tempo dalla sua bocca uscirono pensieri diversi. “Sarri voleva puntare su Jorginho che aveva avuto al Napoli ed era arrivato al Chelsea per 60 milioni. A me non bastava più giocare l’Europa League e Coppa di Lega perché sono sempre stato un titolare. Sarri è un buon allenatore, una persona di cuore, ma ha convinzioni molto forti a livello tattico, è superstizioso e non cambia mai idea”. E’ passato più di un lustro, le idee sono cambiate per entrambi tranne una: quella del bel gioco.