“Il contratto con Sacaim andava rescisso”. È la tesi sostenuta oggi in aula dall’ingegner Bruno Tarantola, dirigente della Provincia, sentito come testimone nell’ambito del maxiprocesso appalti e paratie di Como, che vede – tra i dodici imputati – anche gli ex sindaci di Como Mario Lucini e Stefano Bruni e gli ex dirigenti delle paratie Antonio Ferro e Pietro Gilardoni.
La prima parte delle domande del pm Pasquale Addesso si è basata sul cantiere delle paratie, e sulla terza perizia di variante, ossia la terza versione del progetto voluta dall’amministrazione Lucini, sulla quale insiste buona parte dell’impianto accusatorio (in particolare sullo “spacchettamento” degli incarichi per la progettazione della variante).
Tarantola nel corso della testimonianza ha esposto forti perplessità su questa perizia di variante. “Lucini disse di non potersi permettere di perdere un anno e mezzo per una nuova gara d’appalto”, ha detto in aula, aggiungendo che a suo modo di vedere la sospensione del cantiere esponeva il Comune a richiesta di riserve economiche da parte di Sacaim.
“Secondo me – ha aggiunto Tarantola – era necessario procedere con il recesso unilaterale del contratto”. E ancora: “In un altro incontro posi come condizione per la mia nomina a direttore lavori delle paratie la rescissione del contratto. Lucini scelse di non rescindere il contratto”. Venne infatti nominati Pietro Gilardoni.
L’esame si è poi spostato su un altro capitolo dell’inchiesta, i lavori di allargamento di Salita Peltrera, una piccola strada comunale di Como. Dalle dichiarazioni di Tarantola, è emerso che il professionista Roberto Ferrario era interessato ad allargare a spese proprie la strada, per poter accedere con mezzi pesanti a un edificio che intendeva ristrutturare. L’argomento venne affrontato anche durante una cena tra Tarantola, Viola, Gilardoni e Ferrario. “Gilardoni disse che avrebbe valutato la questione”, ha detto Tarantola. Questione che tuttavia non si sbloccò rapidamente. “Dopo qualche tempo – ha aggiunto Tarantola – Ferrario mi chiamò e mi disse che non si era mosso niente”. La parola poi agli avvocati della difesa. Elisabetta Di Matteo (difesa Viola) ha chiesto a Tarantola se avesse mai preso soldi da Ferrario per la vicenda di Salita Peltrera: “No”, ha risposto il dirigente provinciale.
Nel corso della mattinata sono stati sentiti come testimoni anche altri due funzionari provinciali, Antonio Endrizzi (responsabile del servizio aree protette) e Franco Binaghi del settore Ecologia e Ambiente.