Sono cinque gli arresti effettuati questa mattina eseguiti dai carabinieri di Lurate Caccivio con il supporto di personale del Comando Provinciale territorialmente competente, tra le province di Como e Novara, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Monza su richiesta della Procura della Repubblica di Monza, nei confronti di 5 indagati ritenuti responsabili di tentato omicidio, sequestro di persona e rapina.
Per tre di loro è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per due quella della degli arresti domiciliari.
L’indagine trae origine da quanto accaduto il 28 settembre 2019, quando, nelle vicinanze del kartodromo di Montano Lucino venne ritrovato un uomo sanguinante, in stato di semi incoscienza e con gravi lesioni.
Grazie alla successiva attività di indagine, è stato possibile appurare che la vittima, un artigiano, si era recata a Lentate sul Seveso, al Centro Commerciale Bennet, per un appuntamento con una cliente per concordare un lavoro da svolgere, ma una volta arrivato sul luogo dell’incontro, l’artigiano aveva trovato, oltre alla donna, altre quattro persone, che lo hanno picchiato, colpendolo al capo con una chiave in ferro, utilizzata generalmente per lo smontaggio dei bulloni delle ruote delle auto, oltre che con calci e pugni.
Gli aggressori hanno poi caricato la vittima in macchina trasportandolo nella zona boschiva di Montano Lucino, non lontano dal kartodromo, dove hanno continuato il pestaggio dell’artigiano, fino a lasciarlo in stato di incoscienza, fuggendo via dopo avergli rubato il cellulare.
L’uomo era stato infine soccorso dal padre, avvisato da un dipendente dell’impianto, trasportato all’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia, dove è stata emessa una prognosi di 35 giorni.
La violenza –è emerso dalle indagini- sarebbe scaturita dalla volontà di punire l’artigiano per un presunto tentativo di truffa commesso in precedenza ai danni della donna con la quale aveva fissato l’appuntamento a Lentate per un ulteriore lavoro. Secondo gli aggressori l’artigiano aveva preso accordi per un lavoro del valore di 2.700 euro, in realtà non iniziato, percependo una caparra di 500 euro che la vittima sostiene di aver restituito.