Mettere la manifattura al centro del piano nazionale di ripresa. Lo chiede a gran voce la Cna.
“Ormai è un mantra quello di dichiarare che non ci possiamo permettere come Paese di perdere l’occasione fornita dall’Europa con il Recovery Fund. – dichiara Beppe Pisani, Presidente CNA Federmoda Lario Brianza – Ė indubbiamente vero, ma quindi cosa dobbiamo predisporre come Italia, cosa dobbiamo contemplare all’interno del Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza, così come è stato chiamato il nostro piano di rilancio? Innanzitutto come CNA Federmoda – spiega – riteniamo che debba essere posto al centro il tema della manifattura, cosa che nei documenti finora visti non avviene come dovrebbe. La filiera moda deve essere esplicitamente dichiarata strategica, questo per tutto quello che implica e che genera attraverso un indotto che va oltre il settore, diffondendo ricchezza. Questa – aggiunge Pisani – dovrebbe essere l’occasione per impostare l’Italia dei prossimi decenni”.
“Interessante sarebbe a mio parere pensare una progettualità che prendesse in considerazione il tema della ricollocazione territoriale dell’industria o di una nuova attenzione ai distretti – continua – Questo porterebbe ad innescare diverse combinazioni positive. Alleggerire il peso sui centri urbani del traffico e dell’inquinamento, valorizzazione del patrimonio immobiliare presente in maniera diffusa sul territorio nazionale, attenzione all’ambiente e conseguente prevenzione contro il dissesto idrogeologico. Gli interventi dovrebbero prevedere investimenti infrastrutturali per facilitare mobilità e connessione”.
Insomma, CNA Federmoda chiede di immaginare la manifattura come le fondamenta del nostro impianto, ecco perché dovrebbe questa essere messa al centro del Recovery Plan, e in quest’ottica ha trasmesso un proprio position paper alla X Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati in occasione delle audizioni attivate sul PNRR.
Al centro delle considerazioni anche il tema dei giovani, come costruire un percorso che porti al mondo del lavoro sia come dipendenti che come imprenditori.
“Tutto questo – spiegano ancora dall’associazione – non può che passare da una più stretta correlazione e integrazione tra scuola e lavoro, tra mondo dell’istruzione e formazione e imprese. A tal fine è necessaria una revisione forte degli Istituti Tecnici e Professionali”. “Dobbiamo preparare nuovi tecnici – viene precisato infine – ma anche pensare alla nostra tradizione artigianale riportando attenzione alla manualità”.