Le coltellate fatali, la mattina del 15 settembre 2020. Le preghiere di un rosario partecipato e commosso esattamente un anno dopo, negli stessi minuti in cui quella maledetta mattina don Roberto Malgesini veniva colpito a morte da uno dei tantissimi bisognosi ai quali il sacerdote aveva offerto il suo aiuto.
Il prete degli ultimi, come ogni mattina, attorno alle 7 stava preparando la macchina per andare a distribuire le colazioni ai senzatetto. Era stato aggredito in piazza San Rocco, a pochi metri dalla chiesa, in quello spazio che da oggi porta il suo nome. Largo don Roberto Malgesini, un riconoscimento del grande servizio svolto dal sacerdote, sempre in silenzio e lontano dai riflettori.
“In tutti noi è ancora vivo il dolore per l’uccisione di don Roberto e per la perdita di un sacerdote tanto amato da tutti per la sua vicinanza e il suo amore verso tutti” ha detto durante la recita del rosario don Gianluigi Bollini, parroco della comunità pastorale Beato Scalabrini. “Vogliamo raccogliere questa testimonianza perché diventi anche luce per la nostra vita” ha aggiunto.
E se la giornata di oggi è dedicata alla preghiera e al ricordo, la prossima settimana l’attenzione si sposterà anche sul Tribunale di Como. Giovedì 23 settembre è fissata infatti la prima udienza, in Corte d’Assise, per il processo che vedrà sul banco degli imputati l’unico indagato per la morte di don Roberto Malgesini. Davanti ai giudici comparirà Ridha Mahmoudi, 53enne tunisino che ha confessato di aver accoltellato a morte don Roberto. L’indagine è stata coordinata dal pubblico ministero Massimo Astori e il tunisino dovrà rispondere di omicidio volontario premeditato. Mahmoudi era convinto di essere vittima di un complotto per allontanarlo dall’Italia e per questo motivo avrebbe tolto la vita proprio a chi non gli aveva mai chiuso la porta in faccia.