Stop al telelavoro per i frontalieri in Svizzera. Domani scadrà infatti la norma transitoria sullo smartworking, che ha consentito dal 1° febbraio scorso, di prorogare, dopo gli anni della pandemia, la possibilità di superare i limiti del 25% del tempo di lavoro da casa previsti dalle regole europee, senza che ciò determinasse la perdita dello status di frontaliere. L’accordo non è stato rinnovato, nonostante le numerose sollecitazioni arrivate da più parti. A poche ore dalla scadenza, la questione fa discutere.
“Dal governo non si ha ancora una risposta, tutto inspiegabilmente tace. – interviene il capogruppo del Partito democratico alla Camera, la comasca Chiara Braga – L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni fa spallucce, ha deciso di non occuparsi della disciplina dello smart working, abbandonando al proprio destino i lavoratori frontalieri. Un atteggiamento irresponsabile che avrà ricadute importanti per migliaia di frontalieri italiani per i quali verrebbe, infatti, messo in discussione, per le ore lavorate a distanza, lo status stesso di lavoro frontaliero con il conseguente aumento del carico fiscale e previdenziale. La scorsa settimana – prosegue l’esponente dem – siamo riusciti a far approvare alla Camera un emendamento alla delega fiscale che ha posto le condizioni affinché lo smart working venga affrontato in modo strutturale nella relativa legge delega, ma il risultato ottenuto seppur positivo non risolve nell’immediato il problema”.
“Un’altra occasione mancata – intervengono in una nota congiunta i rappresentanti sindacali dei frontalieri di Cgil, Cisl e Uil, Giuseppe Augurusa, Luca Caretti e Pancrazio Raimondo – A poco sembrano essere valse le numerose sollecitazioni che, nel corso di questi mesi, abbiamo rivolto a Governo e Parlamento affinché si legiferasse in termini definitivi su questa materia. Tuttavia, è possibile ancora intervenire, provvedendo a stabilizzare il lavoro di almeno 15.000 degli 84.000 frontalieri che fanno uso strutturale del lavoro a distanza. Iniziativa che, auspicata con voto unanime anche dal nuovo consiglio generale degli italiani all’estero, nella sua prima seduta la scorsa settimana, sollecitiamo ancora una volta con forza”.