Doveva indossare il velo. Non poteva uscire di casa, se non per stretta necessità. Non poteva lavorare. Non poteva nemmeno mangiare con altri uomini. Semplicemente perché era una donna e doveva sottomettersi al volere del marito.
E’ il drammatico quadro familiare dipinto oggi, in Tribunale a Como, nell’udienza di un processo che vede imputato un marocchino con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. In base ai racconti dei testimoni, una donna – residente a Fino Mornasco – sarebbe stata vittima delle vessazioni e delle violenze del marito, musulmano, 39enne. Doveva indossare il velo e non poteva vestirsi con uno stile occidentale. Sempre in base ai racconti, la donna doveva restare in casa. Lei, intimava lui, non poteva lavorare in quanto donna. Lui era disoccupato. E quando lei gli chiedeva di trovarsi un lavoro per poter sbarcare il lunario, lui rispondeva che “ci avrebbe pensato dio”. Quando arrivavano in casa ospiti maschi lei non poteva mangiare con loro, e non poteva stare nella stessa stanza con altri uomini. Aveva paura che il marito – oggi ex marito – portasse via la figlia, e così nell’agosto del 2014 aveva consegnato il passaporto dell’uomo e della bimba a un’amica. L’udienza è stata rinviata al 28 febbraio, data in cui l’ex marito potrà fornire la sua versione dei fatti.