“Rastrellamenti”, “deportazioni”, “pratiche disumane”, “diritti violati”. Sulla scia delle accuse durissime rivolte alle forze dell’ordine da parte di partiti e movimenti, riesplode il caso migranti a Como. A scatenare un putiferio, la serie di operazioni condotte in particolare dalla polizia a partire da sabato scorso e fino a ieri.
Si tratta di una serie di controlli a tappeto che lo scorso weekend hanno portato a sgominare una banda di passatori, e che sono continuate anche nelle ultime ore con verifiche condotte sulla regolarità dei documenti di altri migranti in città. Un lavoro culminato nel trasferimento in pullman di un gruppo di irregolari verso l’Hot Spot di Taranto.
In questo clima, oggi Marco Lorenzini del comitato comasco di Sinistra Italiana si è scagliato contro l’applicazione del recente decreto Minniti, chiamando il sindaco di Como, Mario Lucini, a sostenere la disobbedienza civile contro il provvedimento che prevede misure più dure contro l’immigrazione illegale.
Ancora più dura Rifondazione Comunista che parla apertamente di “rastrellamenti”, “deportazioni” e “diritti umani calpestati” in relazione ai trasferimenti a Taranto e ai numerosi controlli compiuti sui migranti in particolari nei pressi del centro di via Regina e al Don Guanella che li ospita.
In questo clima, anche il parroco di Rebbio, don Giusto Della Valle, critica i controlli a tappeto. “Sono stato testimone di operazioni andate sicuramente oltre la normalità – afferma – E sono rivolte solo a persone di colore. Chiedo che siano garantiti i diritti di tutti”.
Diverso il parere del direttore della Caritas, Roberto Bernasconi: “Non ci sono stati né rastrellamenti né retate – afferma – Si è trattato di controlli regolari, volti soprattutto a scovare passatori, spacciatori o scafisti. Creare allarmismi – chiude Bernasconi – fa male soltanto ai migranti e alla nostra comunità”.
Nelle prossime ore è probabile che Questura e Comune prendano posizione su una vicenda infuocata.