Dipendenti drasticamente ridotti in pochi anni. Un numero insufficiente per gestire le competenze ordinarie.
Le Province sono nel limbo ormai da anni, da quando la riforma Delrio le svuotò di risorse e, soprattutto, di personale. L’obiettivo era eliminarle del tutto, ma il progetto si è arenato. Adesso, mentre si discute di autonomia, la questione Province torna d’attualità. La Lega, in particolare, insiste per tornare indietro, ma trova sulla sua strada la freddezza dell’alleato di governo, che giudica la contro-riforma non essenziale.
Nei giorni scorsi, l’assessore regionale agli Enti locali Massimo Sertori, tra l’altro ex presidente della Provincia di Sondrio, ha ribadito in modo chiaro il concetto: «L’eliminazione di questo ente, che di fatto non è mai avvenuta, ha generato una situazione di inefficienza sui territori». .
Le Province deboli, così le ha definite Sertori, sono un paradosso. «Pur avendo le risorse, non riescono a investirle per la carenza di tecnici in grado di attivare i bandi e le gare».
La fotografia scattata da Sertori vale anche per Villa Saporiti, dove in pochi anni si è passati da 450 a 135 dipendenti. Un numero del tutto insufficiente per gestire le tre competenze ordinarie dell’ente – strade, scuole superiori e ambiente – e quelle delegate dalla Regione.
Allo stato attuale, in via Borgovico ci sono da spendere, in conto capitale, una cinquantina di milioni. Non senza difficoltà si stanno completando appalti per asfaltature e manutenzione delle scuole.
Una boccata d’ossigeno arriva dallo sblocco del turnover, che permetterà a Villa Saporiti di sostituire il personale in uscita. Ma perché le cose ricomincino a funzionare, almeno a detta di chi oggi governa l’ente, servirebbe un terzo in più di dipendenti. Quota 200 è il limite minimo per fare in modo che la Provincia torni a essere efficiente.