La battaglia del Canton Ticino contro i frontalieri non supera nemmeno il confine, ma si ferma a Berna. Il Consiglio Nazionale, ovvero la Camera bassa svizzera, ha respinto questa mattina tre proposte avanzate dal cantone di lingua italiana che si sente penalizzato per la sua posizione ma che a livello centrale continua a non trovare appoggio, mentre i frontalieri di oggi e domani possono tirare un sospiro di sollievo. Una delle proposte avanzate dal Ticino, del resto, chiedeva al Consiglio Nazionale di dare ai singoli cantoni la possibilità di fissare in maniera autonoma i tetti massimi e i contingenti annuali di frontalieri, secondo le necessità e le volontà di territori e abitanti. Una richiesta inopportuna secondo il relatore della commissione, Jacques-André Maire che ha spiegato come a Berna si stia lavorando per dare esito al referendum contro l’immigrazione di massa. Sempre in tema di lavoratori provenienti da oltreconfine, bocciata anche la proposta di abrogare e rinegoziare l’accordo sull’imposizione fiscale dei frontalieri in modo meno penalizzante per il Ticino e i suoi abitanti. “Una strada pericolosa” secondo il consigliere Maire che ha usato ancora una volta l’aggettivo inopportuno, invece, per commentare la richiesta del Canton Ticino di creare uno statuto speciale “per le regioni periferiche particolarmente colpite”, si legge nella proposta, dalle conseguenze negative della libera circolazione. I ticinesi restano quindi a mani vuote e subiscono una nuova bocciatura parlamentare dopo quella ottenuta a giugno dal Consiglio degli Stati. Il destino dei frontalieri dipenderà esclusivamente, a quanto pare, dalle trattative tra Berna e Roma.