L’Eldorado svizzero dice no al reddito minimo per tutti i cittadini, a prescindere dal lavoro. Bocciato da quasi 8 elettori su dieci il quesito referendario che proponeva l’introduzione di un reddito di base incondizionato da 2.500 franchi al mese per gli adulti e 625 per i minorenni. A livello nazionale i “no” hanno raggiunto il 76,9%. Sopra la media il Canton Ticino: 81.222 ticinesi si sono espressi contro il reddito minimo garantito, ovvero il 78,1% dei votanti. E proprio dal vicino cantone, alla luce dell’ultima tornata referendaria, arriva una novità che, in prospettiva, potrebbe avere conseguenze anche oltreconfine e non soltanto sui frontalieri. Il Ticino ha infatti detto sì all’introduzione della tassa di collegamento, la cosiddetta tassa sui posteggi, seppur con una risicata maggioranza: 50,7%. Il provvedimento prevede che i proprietari delle aree di parcheggio con 50 o più posti auto (aree presenti in 67 Comuni ticinesi) dovranno contribuire parzialmente alla copertura dei costi di trasporto, con una quota che può raggiungere i 3.50 franchi al giorno. Critici i detrattori che parlano di ennesimo balzello che non risolverà il traffico e che potrebbe penalizzare non soltanto i frontalieri ma anche la stessa economia ticinese, incentivando ancora di più lo shopping in Italia e nelle aree di confine. Secondo i contrari, infatti, il rischio è che ad accollarsi parte della tassa siano dipendenti e clienti. Soddisfazione, invece, tra gli esponenti del Consiglio di Stato. “Il provento della tassa di collegamento che sarà introdotta per un periodo di prova di tre anni e poi nuovamente valutata – dicono i parlamentari ticinesi – è infatti completamente destinato a finanziare il trasporto pubblico, con l’obiettivo di produrre tangibili effetti positivi sulla mobilità e la qualità dell’aria in Ticino”.