Stop al cibo falso: sbarca anche in provincia di Como la mobilitazione promossa da Coldiretti per tutelare il Made in Italy. Come emerge da una analisi dell’associazione agricoltori italiani, nel carrello della spesa sarebbe a rischio fake un prodotto alimentare su quattro, che non riporta obbligatoriamente l’origine in etichetta: dai salumi alle marmellate, dai ragù ai sottoli, dal succo di frutta al pane fino al latte in polvere per bambini. Dopo aver toccato altre province lombarde, domani la raccolta firme sulla petizione approderà al mercato di Campagna Amica di Mariano Comense. Coldiretti chiede che l’indicazione obbligatoria di origine in etichetta sia estesa a tutti gli alimenti a livello europeo. “In passato – dichiara Raffaello Betti, direttore Coldiretti Como Lecco – abbiamo faticosamente fatto fronte a pandemie, tra mucca pazza e aviaria, ottenendo per questioni sanitarie l’obbligo di segnalazione in etichetta della provenienza di prodotti quali la carne. Abbiamo poi portato avanti una campagna per ottenere il via libera in materia anche su altri prodotti, come pasta e riso”. Per l’associazione degli agricoltori italiani, si tratta di una battaglia di trasparenza e libertà di informazione al consumatore. “Sicuramente ai cittadini farebbe piacere sapere da dove provengono le materie prime con cui si produce il formaggio o se la pasta è fatta da grano italiano o canadese – dice Betti – Una volta a conoscenza dell’origine, il consumatore è libero di decidere cosa acquistare”. Tra i casi più clamorosi di prodotti falsi, il direttore di Coldiretti Como Lecco cita “un finto miele cinese non prodotto dalle api ma in laboratorio” e “un formaggio spacciato per prodotto tipico delle valli bresciane proveniente invece dalla Germania”. “Il problema vero – dice Betti – è che nel 2017 abbiamo raggiunto 41 miliardi di export agroalimentare. Quello che invece viene spacciato come italiano nel mondo, con tanto di bandierine o nomi fasulli, arriva a 60 miliardi. È un valore che potrebbe entrare nelle tasche dei produttori italiani. Se riuscissimo a coprire il falso con il vero, arriveremmo a raddoppiare il nostro export agroalimentare”.