“Dovevo recuperare i miei soldi. Sono andato ad Arezzo, ma il capannone dell’azienda era vuoto”. E’ l’Odissea di un imprenditore canturino, che ha venduto merce tessile a un’azienda toscana per cifre ingenti. Ordini da 18mila euro, per i quali però non ha ricevuto il compenso pattuito.
L’uomo con il quale ha trattato, Cosimo Scarci, tarantino 48enne, è stato condannato oggi dal tribunale di Como in composizione monocratica a un anno di reclusione e 400 euro di multa per truffa.
I fatti risalgono al 2008. Oggi, in aula, la testimonianza della parte lesa. L’imprenditore che non è riuscito a recuperare il suo credito. “Quest’uomo – ha spiegato, riferendosi all’imputato – si era detto interessato alla nostra merce: in particolare, cravatte e accessori da uomo. Avevo allacciato con lui un rapporto commerciale: gli avevo inviato le cartelle colori e lui mi aveva commissionato il primo ordine”.
Al momento del primo pagamento, il nuovo cliente sceglie una dilazione lunga. “Prima ancora di pagare la fattura dell’ordine – ha continuato l’imprenditore – questa persona, entusiasta della merce, mi aveva commissionato un secondo ordine, più corposo. Io ero titubante, perché ancora non avevo preso i soldi del primo. Avevamo concordato un pagamento in contanti: lui aveva ritirato la merce con un furgone ma, al momento del pagamento, aveva detto di non essere riuscito a passare dalla banca. Avevo accettato degli assegni a lunga scadenza. Dal quel momento iniziò l’Odissea”.
L’uomo non solo non è riuscito a incassare gli assegni, ma è andato anche ad Arezzo, nella sede dell’azienda del creditore, per recuperare i suoi soldi. “Arrivato davanti al capannone – ha detto – ho trovato tutto vuoto. I vicini mi dissero che il capannone era stato svuotato poco prima”.
E lì, l’imprenditore ebbe la consapevolezza di essere stato truffato e di aver perso merce per 18mila euro. L’acquirente, Cosimo Scarci, è stato come detto condannato per tuffa a un anno di reclusione e 400 euro di multa.