“Il settore è allo stremo più totale, quella dei pubblici esercizi è tra le categorie più colpite in assoluto”: a parlare è Graziano Monetti, direttore di Confcommercio Como, alla vigilia del passaggio di colore, che permetterà a bar e ristoranti di tornare ad accogliere i clienti in sala fino alle 18.00
“E’ certamente una boccata d’ossigeno –continua Monetti-, ma siamo ormai a 10 giorni dal Natale e senza la possibilità di servizio serale, ciò vuol dire veder azzerate le entrate provenienti dalle cene aziendali e dalle tavolate di amici e famigliari che si ritrovano per gli auguri, importanti per i bilanci annuali di queste attività, già in anni “normali”.
Passare da zona arancione a zona gialla, spiega Monetti: “E’ una buona notizia ma non basta per tutti per decidere di aprire i ristoranti, cosa che non è affatto semplice a partire dalla riorganizzazione della cucina, fino allo staff di sala. Servono certezze e prospettive sul futuro, proprio per questo più di un ristoratore sta facendo importanti riflessioni se vale la pena mettere nuovamente in moto la macchina, visto il paventato rischio di una terza ondata con la possibilità di un altro stop. Inoltre le condizioni restrittive richiedono un numero di coperti ridotti, vincolo che rende ancor più complessa la valutazione”, termina il direttore.
Le difficoltà per il comparto riguardano anche i dipendi: molti si trovano in cassa integrazione, altri hanno cambiato lavoro, “Del resto le attività del settore in Lombardia sono praticamente chiuse dal primo lockdown e con il servizio serale sospeso –il più importante- è immediatamente chiaro lo stato di grave crisi in cui versano”, sottolinea Monetti che aggiunge: “Le uniche realtà che riescono a contenere le difficoltà legate al personale sono quelle a conduzione familiare”.
“I ristori aiutano ma non bastano –commenta il direttore di Confcommercio Como-: costi fissi, imposte e tasse, andrebbero quanto meno congelati, ovviamente la priorità è debellare la pandemia, ma nel frattempo la crisi economica è diventata un’emergenza tanto quella della crisi sanitaria, e forse oggi rischiamo diventi una crisi sociale. Confidiamo nel 2021 –conclude Monetti- per poter tornare a lavorare in serenità, con la sicurezza necessaria, guardando nuovamente con fiducia al futuro”.