In netto calo, rispetto agli anni precedenti, gli italiani che hanno scelto di recarsi in Ticino per il suicidio assistito. Secondo i rapporti di polizia, nel 2015 sono stati registrati 50 casi di decessi con morte assistita in Ticino (di questi 27 italiani, 30 svizzeri, 2 tedeschi e un francese), 51 nel 2016 (31 italiani, 19 svizzeri, e un francese), e 22 nel 2017 (10 italiani e 12 svizzeri). La totalità di queste persone era affetta da gravi patologie, con un’età media che superava i 70 anni. Una pratica, quella dell’accompagnamento alla morte dolce, che ha un costo elevato, che può variare da 7mila a 12mila franchi.
L’ultimo caso comasco che aveva suscitato scalpore risale allo scorso settembre. La Procura di Como aveva aperto un’inchiesta sul suicidio assistito chiesto e ottenuto da un ingegnere di 62 anni residente ad Albavilla. Si trattava di un caso molto delicato a per alcuni aspetti controverso, poiché la patologia dell’uomo, che soffriva da tempo di problemi psichici e forte depressione, non rientrava in quelle che legittimano il suicidio assistito. Era stata posta al vaglio del pm comasco Valentina Mondovì anche la posizione dell’amico che avrebbe accompagnato l’ingegnere a Chiasso, da dove poi avrebbe raggiunto la clinica di Zurigo in treno.
Una tendenza, quella evidenziata in Ticino, opposta rispetto a quella registrata in Svizzera, che lo scorso anno, secondo i dati Exit, ha rilevato una crescita con 11 casi in più rispetto al 2016 e oltre 10mila nuove adesioni.