Richiesta di revoca degli arresti domiciliari respinta. Resta la misura cautelare per l’investigatore privato Giovanni Terenghi, imputato nel processo per l’omicidio dell’architetto Alfio Vittorio Molteni, ucciso a Carugo nel 2015. Nell’udienza di giovedì scorso, il suo difensore, l’avvocato comasco Paolo Camporini, aveva chiesto la revoca del provvedimento restrittivo. Il pubblico ministero Pasquale Addesso, titolare dell’inchiesta aveva espresso parere negativo. Oggi la corte ha respinto la richiesta.
A Terenghi non viene contestato il delitto ma un ruolo negli atti persecutori che Molteni ha subito prima dell’agguato mortale. L’investigatore privato deve rispondere di calunnia. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe cercato di incastrare Molteni, su richiesta della moglie della vittima Daniela Rho, con una falsa accusa di spaccio di droga.
Dopo l’udienza di giovedì, con la testimonianza in aula di un detenuto che ha raccontato di aver raccolto in carcere al Bassone le confidenze di due degli imputati, Michele Crisopulli e Vincenzo Scovazzo, è scattata anche la richiesta del pubblico ministero ai responsabili della casa circondariale per individuare l’agente della polizia penitenziaria che, secondo il racconto del carcerato, avrebbe assistito al colloquio con lo stesso Scovazzo. Lo scopo dell’accusa è valutare l’attendibilità del testimone. Un passo avanti in questo senso potrebbe essere fatto nella prossima udienza del processo, fissata per l’8 marzo. Si dovrà attendere invece fino al 29 marzo per la sentenza per Daniela Rho, la moglie della vittima, accusata di essere il mandante del delitto.