Il casinò di Campione d’Italia non è fallito. Oltre sette mesi dopo la sentenza del Tribunale di Como che ha decretato il fallimento per grave insolvenza della società di gestione della casa da gioco, la Corte d’Appello civile di Milano ha cancellato la sentenza del 27 luglio scorso. Una decisione clamorosa, che arriva quando ormai il casinò è solo un enorme contenitore vuoto e dal futuro incerto. I quasi 500 dipendenti sono stati tutti licenziati e l’intero paese è sull’orlo del baratro.
Per la quarta Corte d’Appello civile di Milano, il Tribunale di Como ha <violato il diritto costituzionale di difesa> perché, in sintesi, ha <negato l’audizione del debitore>, ovvero della stessa società di gestione del casinò. Accogliendo i reclami presentati dal Comune di Campione, socio unico della casa da gioco e dalla Banca Popolare di Sondrio, uno dei creditori, il giudice milanese ha annullato il decreto che aveva dichiarato inammissibile la domanda di concordato avanzata dal casinò e quindi, di conseguenza, anche la stessa sentenza di fallimento.
Alle prese con un debito milionario, la società di gestione del casinò di Campione aveva messo a punto un piano di rientro, al quale aveva aderito il 69% dei creditori, Comune compreso. Era stato raggiunto anche un accordo con i dipendenti per un taglio dei costi del personale. Il municipio però aveva dichiarato il dissesto finanziario ed era stato commissariato. La richiesta di una proroga, avanzata dallo stesso commissario per avere il tempo di valutare l’accordo, era stata respinta dal Tribunale che aveva quindi dichiarato inammissibile la proposta di concordato, decretando il fallimento della casa da gioco.
La decisione della Corte d’Appello civile di Milano rimette tutto in discussione. Il giudice rimanda nuovamente il procedimento in Tribunale a Como e l’iter riprenderà di fatto dalla fase precedente alla dichiarazione di fallimento. Senza alcuna certezza, almeno per il momento, sull’eventuale riapertura in tempi brevi della casa da gioco.