Condannato all’ergastolo, scarcerato dopo 23 anni per una vicenda legata a patti di estradizione tra Italia e Spagna, di nuovo arrestato e ora ancora una volta libero, con la procura di Bologna che si oppone all’ennesimo colpo di scena. E’ un caso giudiziario infinito quello che vede al centro Domenico Paviglianiti, 58 anni di Cermenate ma originario della Calabria, considerato uno degli elementi di spicco dell’omonima cosca di ’ndrangheta. Paviglianiti, per l’accusa era molto influente nell’area del Comasco, del Lecchese e dell’Alto Milanese.
Estradato dalla Spagna nel 1999, il boss era stato condannato all’ergastolo. La Spagna però aveva concesso l’estradizione a patto che non venisse inflitta una pena, il carcere a vita nello specifico, che allora non era prevista nella Penisola Iberica. Sul mancato rispetto dei patti aveva fatto leva la difesa del boss per ottenere la cancellazione dell’ergastolo e un nuovo calcolo della pena fissato in 23 anni. Da qui la scarcerazione seguita, dopo sole 48 ore di libertà, da un nuovo arresto. Il boss sarebbe dovuto rimanere in carcere fino al 2027. Nelle scorse ore invece l’ennesimo colpo di scena, con una nuova scarcerazione dopo l’ennesima istanza della difesa e un ricalcolo del fine pena.
Paviglianiti è libero ma, con il ricorso della procura di Bologna, potrebbe non essere la fine del caso.