È giusto, etico, far pagare ai residenti cifre considerevoli per un parcheggio sotto casa? Como lo fa da anni. Altre città, grandi e meno grandi, scelgono opzioni del tutto diverse. Il consiglio comunale dovrà votare e approvare tra breve una modifica del regolamento della sosta delle auto dei residenti. Modifica che la giunta ha motivato con la necessità di adeguare lo stesso regolamento a una norma che esclude la possibilità di riserve di posti per gli ospiti di strutture alberghiere. L’occasione è buona per riaprire la discussione sul tema. Almeno così la pensa il consigliere di Civitas, Bruno Magatti, che in vista del voto in consiglio ha pensato di gettare uno sguardo su ciò che accade in altre realtà del Paese, per dimostrare non soltanto che la «proposta di modifica non offre alcuna risposta alle necessità di molti cittadini, ma elude le attese e addirittura peggiora, in qualche caso, le controverse condizioni poste ai comaschi». Magatti ha elaborato un breve report, intitolato “Che ve ne pare. Parcheggi per residenti a Como 2.0” e ha messo in fila alcuni dati. «A Como – scrive Magatti – oltre ai 16 euro della domanda (che in caso di non accoglimento non sono nemmeno rimborsati), il cittadino paga 170 euro l’anno per il primo posto blu e 340 euro l’anno per il secondo. Per il posto giallo la cifra sale a 374 euro, che con il nuovo regolamento, per i posti “coperti” (come in Borgovico) lieviterà fino a 680 o addirittura a 850 euro l’anno. Al di là del sorteggio, che non esiste nelle realtà indagate, a Milano, Bologna, Roma, Firenze e Varese i posti blu per residenti sono gratuiti. A Genova – scrive ancora Magatti – la tariffa è di 25 euro l’anno, a Palermo di 10 euro l’anno». Lo studio va avanti. «In altre città le tariffe sono correlate all’Isee o alla potenza del mezzo parcheggiato. – aggiunge il consigliere – Interessante è poi notare che la validità del permesso è di tre anni a Milano, illimitato fino al permanere delle condizioni a Roma, città che permette la sosta gratuita anche agli artigiani che hanno il laboratorio nel settore. Insomma – conclude Magatti – Si può fare in ben altra maniera. Ed è bene che i cittadini ne siano consapevoli».