“Un’indagine condotta in un’unica direzione e poi archiviata, riaperta anni dopo solo in base alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che, è evidente, ha mentito su molti punti, a partire dalla ricostruzione stessa dell’omicidio”.
E’ stato il giorno delle difese nel processo per l’omicidio di Franco Mancuso, autotrasportatore di 35 anni ucciso al bar Acrobaleno di Bulgorello di Cadorago nell’agosto del 2008.
Per l’accusa, rappresentata in aula dal pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia Cecilia Vassena, è stato un delitto di ‘ndrangheta, una vera e propria esecuzione decisa per far pagare alla vittima un affronto a uno dei due imputati, Bartolomeo Iaconis, 60 anni, ritenuto il mandante del delitto e “persona di spicco del locale di ‘ndrangheta di Fino Mornasco”. Con lui sul banco degli imputati il presunto esecutore materiale, Luciano Rullo, 51enne di Como. Per entrambi, l’accusa ha chiesto la condanna all’ergastolo.
Le difese, Jacopo Cappetta per Luciano Rullo e Maurizio Gandolfi per Bartolomeo Iaconis, hanno risposto chiedendo l’assoluzione per non aver commesso il fatto. Nelle lunghe arringhe, gli avvocati hanno ricostruito i fatti secondo il loro punto di vista e arrivando a sostenere l’assoluta estraneità dei due imputati dal delitto di Franco Mancuso.
“Abbiamo sentito in aula 75 testimoni – ha detto Cappetta – Solo uno ha puntato il dito contro Luciano Rullo. Tutte le accuse si basano sulle parole del pentito Luciano Nocera, sulle dichiarazioni di quello che si è rivelato essere un bugiardo. E che Nocera mente e non è credibile emerge non tanto dalle mie parole, ma prima ancora dalla sentenza che lo ha condannato all’ergastolo per l’omicidio di Ernesto Albanese. Troppi elementi sono incompatibili nel suo racconto e dobbiamo incastrare davvero tanti tasselli per pensare di poter incolpare e condannare Luciano Rullo e Bartolomeo Iaconis”.
La sentenza, con un primo punto fermo sul delitto a distanza di 12 anni, è attesa per lunedì.