Bullismo, abuso di alcol e droga, violenza tra minorenni. Ma anche l’allontanamento dalla chiesa e la sfida della fraternità e del mettersi al servizio. Temi scottanti e di grande attualità che il cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como ha toccato nel suo messaggio ieri sera al termine della via crucis del lunedì santo con i giovani.
“Voglio parlarvi come un padre che ha a cuore i suoi figli, molti dei quali trovo in sofferenza”, ha esordito il cardinale. “Episodi di violenza tra minorenni sono all’ordine del giorno sulle nostre piazze – ha detto – Quindi Il bullismo, il branco, gli alcolici e i super alcolici, la droga, le facili esperienze affettive e sessuali, le famiglie a volte squinternate, le difficoltà della scuola nel trasmettere valori, le strutture parrocchiali spesso vuote. Alcol, droga e sesso, le varie dipendenze, incluso il telefonino a cui restare permanentemente aggrappati, sono spesso gli unici strumenti che molti di voi usano per coprire e riempire solitudini abissali, disagi interiori, paure inconfessate, incomprensioni subite”.
Le reazioni di rabbia
“Provo compassione e insieme tenerezza per i giovani lasciati soli, spesso incompresi dalle loro famiglie, dagli adulti in genere, frustrati nella loro solitudine, incapaci di esprimere i sentimenti profondi dell’anima, senza prospettive serie di lavoro e quindi di futuro – ha detto ancora – Capisco, anche se non giustifico, le reazioni improprie di certuni, che vogliono buttar fuori ad ogni costo la loro rabbia, incapaci di reagire ai problemi e alle tensioni soffocate dentro e a lungo. Con nessuno, inoltre, la possibilità di confidarsi o almeno di confrontarsi. Il Signore confida in voi e vi chiama con amicizia e fiducia a costruire un mondo nuovo, più umano, più solidale e fraterno attraverso vie evangeliche”.
L’allontanamento dalla chiesa
Il vescovo ha parlato anche dei giovani sempre più lontani dalla chiesa. “So che per molti di voi il legame, la fiducia nella Chiesa è spesso un problema. – ha detto il cardinale Cantoni – Occorre tuttavia imparare a ricuperare le distanze, abbattere i muri di prevenzione, avvicinarsi alla Chiesa non come a una istituzione rigida, ma come una famiglia”. “So che molti di voi sono disamorati dalle nostre liturgie, spesso lontane dalla vostra sensibilità e dal vostro linguaggio – ha concluso – Soffro per la estraneità di molti di voi. Ecco allora una sfida. Mi domando spesso: cosa viene per prima, cosa privilegiare? “Credere per amare o amare per credere?” “I poveri mi hanno fatto cristiano”: è la consolante testimonianza di un giovane che mi ha molto colpito. Vorrei che anche voi poteste constatare questa bella e dolcissima realtà”.