L’allarme Coronavirus e i dazi statunitensi mettono a rischio le esportazioni del settore alimentare italiano.
Dopo la chiusura record del 2019, con l’export che ha raggiunto i 44,6 miliardi di euro, con un aumento complessivo del 7%, il 2020 è alle prese con le rigide restrizioni che mettono in difficoltà l’intero comparto.
“Una realtà da difendere dall’emergenza coronavirus che oltre alle difficoltà produttive, logistiche e commerciali, sta provocando pesanti danni di immagine”, precisa il presidente di Coldiretti Como Lecco, Fortunato Trezzi, che sottolinea come alcuni paesi chiedano “insensate certificazioni sanitarie ‘coronavirus free’ sulle merci provenienti dalla Lombardia e dal Veneto”; alle quali si aggiungono “assurde disdette per forniture provenienti da tutta la Penisola”.
Quasi i due terzi, pari al 63%, delle esportazioni agroalimentari italiane – fa sapere la Coldiretti – interessano i Paesi dell’Unione Europea, dove la crescita nel 2019 è stata del 3,6%, mentre gli Stati Uniti hanno registrato una crescita dell’11%, nonostante gli effetti negativi dei dazi, che incidono anche sull’esportazione di Grana Padano e Gorgonzola, prodotti anche con il latte munto nelle stalle lariane. Il prodotto agroalimentare più esportato dall’Italia è il vino il cui fatturato all’estero è stimato in 6,4 miliardi nel 2019 e supera quello ottenuto sul mercato interno; buona anche la performance delle etichette delle due province lariane, in fase di espansione sul mercato estero compreso quello oltreoceano.
Oggi preoccupano gli effetti recessivi dell’emergenza sanitaria coronavirus con i vincoli ai trasporti e il crollo del turismo, elemento di traino del Made in Italy agroalimentare all’estero, per il quale è venuto a mancare anche l’importante effetto promozionale di eventi e fiere in Italia e all’estero.
“A livello internazionale occorre impiegare tutte le energie per superare le politiche dei dazi e degli embarghi per ridare respiro all’economia mondiale in momento difficile per tutti. –spiega Trezzi- Ma insieme agli interventi per sostenere il tessuto produttivo, serve anche ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marcio Made in Italy che rappresenta nell’alimentare una eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo e sanitario a livello comunitario ed internazionale”.