Oltre 2mila imprese, per un totale di quasi 2.700 addetti, con un export pari a 3,8 milioni di euro, in calo però dell’8,3% rispetto a un anno fa: sono i numeri dell’agricoltura comasca che emergono dall’analisi congiunturale sull’andamento del settore primario in Lombardia condotta da Unioncamere Lombardia e Regione in collaborazione con le associazioni di categoria.
Alla fine del secondo trimestre di quest’anno, in provincia di Como le imprese attive nei comparti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca erano 2.078, con un incremento dello 0,9% rispetto al 30 giugno dello scorso anno. Il numero di addetti era pari a 2.669, in crescita dell’1,5%. Su scala regionale, le province a maggiore vocazione agricola sono Brescia, Mantova e Pavia.
Nel primo semestre di quest’anno l’export comasco di prodotti agricoli si è assestato su quota 8,3 milioni di euro, in flessione rispetto ai primi sei mesi del 2017. Prendendo in considerazione anche i prodotti dell’industria alimentare, che hanno conseguito un export di 182 milioni di euro, con una crescita del 5,8% rispetto al giugno 2017, il totale delle esportazioni agroalimentari del Comasco raggiunge quota 185,6 milioni di euro, con un incremento del 5,4% rispetto a un anno fa.
Dopo un’annata favorevole, spiegano gli autori dell’indagine, i primi sei mesi di quest’anno mostrano una svolta negativa per l’agricoltura lombarda, dovuta all’accelerazione dei costi produttivi e al contemporaneo calo dei prezzi all’origine. Il peggioramento è maggiormente evidente nella zootecnia, complici i rincari degli animali da allevamento e dei mangimi. Il lattiero-caseario e le carni suine mostrano in particolare cali significativi nelle quotazioni, che rimangono invece più stabili per le carni bovine; i cereali confermano una situazione difficile, anche per i risultati deludenti della campagna di raccolta dei cereali autunno-inverno, mentre il vitivinicolo beneficia di una significativa crescita dei prezzi e delle aspettative positive sulla vendemmia. Un campanello di allarme giunge dal rallentamento dell’export agroalimentare regionale che aveva fornito una spinta importante nel 2017.