Ieri è stato firmato uno storico accordo tra Italia e Svizzera che modificherà la tassazione dei frontalieri, ferma a una precedente intesa del 1974.
Oggi, alle reazioni positive che sottolineano l’utilità della firma nella distensione dei rapporti tra i due Paesi, si aggiungono anche commenti scettici.
Le nuove regole non si applicano a chi oggi lavora in Svizzera e a chi inizierà a lavorare prima dell’entrata in vigore dell’accordo, che per diventare a tutti gli effetti vigente dovrà essere approvato dai parlamenti dei due Paesi.
Chi diventerà frontaliere con il nuovo accordo, invece, sarà soggetto a un regime differente: la Svizzera tratterrà una quota di imposta alla fonte dell’80%, l’Italia applicherà la tassazione con una serie di detrazioni (come l’aumento della franchigia speciale per tutti i lavoratori a 10.000 euro) che ridurranno la differenza tra nuovi e vecchi lavoratori frontalieri.
PD SODDISFATTO
Grande soddisfazione per l’accordo tra le fila del Pd. “Non un euro in più di tasse per gli attuali frontalieri, non un euro in meno di ristorni ai Comuni di frontiera e un sistema speciale di detrazioni per salvaguardare chi in futuro lavorerà oltreconfine”, dice Angelo Orsenigo, consigliere regionale.
L’accordo raggiunto, aggiunge la deputata dem Chiara Braga, “tutela al tempo i lavoratori italiani che ogni giorno si recano in Svizzera, alleggerendo sensibilmente il loro carico fiscale, e garantisce ai Comuni di frontiera risorse strutturali”.
I DUBBI DI AZIONE
Non mancano però, come anticipato, dubbi e perplessità. Scrive Azione, il partito di Calenda: “L’accordo prevede una distinzione tra lavoratori frontalieri “vecchi e nuovi” (“doppio binario”), creando un dubbio e pericoloso precedente per la giurisprudenza”. E ancora: “I frontalieri storici verranno tutelati, ma permangono moltissimi dubbi per quello che sarà il futuro, sia dei nuovi frontalieri, che dei comuni di frontiera: il memorandum di intenti, che deve essere ratificato dai parlamenti di entrambi gli stati entro l’anno, prevede troppi passaggi generici in cui “il Governo si impegna”.
LA LEGA INSISTE SUI RISTORNI
La Lega invece sottolinea un altro tema delicato, i ristorni per i Comuni di frontiera. “L’accordo dovrà essere declinato nelle fasi attuative dai rispettivi paesi e in quel contesto crediamo ci siano spazi di miglioramento. Per quanto riguarda i ristorni ai Comuni, questi dovranno essere garantiti anche dopo il 2033. Per quanto riguarda il maggior gettito derivante dalla nuova fiscalità applicata ai nuovi frontalieri, crediamo che le risorse non dovranno essere centralizzate a Roma, ma portate sui territori confinanti di provenienza del lavoratore”.