“A febbraio e a marzo la Lombardia veniva investita da uno tsunami sanitario. Ma la seconda ondata era non solo prevista: era attesa. E il governo regionale non è stato in grado di riorganizzare la sanità per tempo”.
A parlare è Angelo Orsenigo, comasco, consigliere regionale del Partito Democratico. Che utilizza l’espressione lockdown della sanità lombarda in relazione al blocco deciso dal Pirellone su tutti gli interventi differibili non urgenti.
Una politica drastica che, secondo molti camici bianchi, creerà un arretrato sanitario pericoloso e difficile da smaltire, e che si sarebbe potuta evitare con una migliore organizzazione.
“Nella prima fase della pandemia – dice Orsenigo – Gallera era onnipresente. Sovraesposto. Poi è stato “congelato”, anche a livello politico, probabilmente per decisione della Lega. E nel periodo estivo l’assessore al Welfare non ha preso alcun provvedimento efficace per gestire poi la seconda ondata. Sarebbe stato fondamentale individuare, ad esempio, ospedali Covid e non Covid, invece di bloccare tutto e aumentare l’arretrato di prestazioni sanitarie non erogate. Milano, Como, Varese e Monza e Brianza sono le province più colpite dal problema. Ora nemmeno i pronto soccorso riescono a gestire la seconda ondata”.
A tutto ciò, conclude Orsenigo, bisogna aggiungere la crisi del modello di medicina sul territorio. “Tutti, anche nel centrodestra, hanno riconosciuto l’inadeguatezza del raggruppamento di Como e Varese nell’Ats Insubria. Un problema di territorio, ma anche di competenze”.